• Documento approvato dalla assemblea degli aderenti e inviato sul sito del ministero
  • Intervento di Paolo Francini del Consiglio Direttivo del Centro
  • Il passo in avanti delle nuove indicazioni, sia rispetto ai vecchi programmi d’ordinamento dei licei (in sostanza risalenti quantomeno al 1945), sia rispetto alle “indicazioni nazionali” del d.lgs. 226/2005 (Moratti), mi pare nell’insieme notevole. Avremo dei buoni programmi d’insegnamento: in un linguaggio chiaro e sobrio, con una buona organicità, focalizzati sui temi fondamentali della disciplina, ragionevolmente attuali.

    Riguardo i contenuti previsti, si tratta a dire il vero di una messa a sistema di quello che già adesso (argomento più, argomento meno) è nei fatti il curricolo standard, espicitamente o implicitamente: almeno nei test d’accesso e nei precorsi delle università, in gran parte dei paesi europei (e non), nel senso comune di insegnanti e studenti. Non ci sono e credo non potessero esserci grandi sorprese: si va nel senso della ricucitura di un tessuto che già esiste, prima ancora di portare chissà quali innovazioni. Mi sento di affermare che si tratta in questo momento dell’approccio giusto, dopo i molti “strattoni” dell’ultimo decennio, spesso alquanto poveri nei contenuti. Nel documento allegato, mi riferirò specilmente alle indicazioni del liceo scientifico; in ogni caso le indicazioni per i diversi corsi di studio hanno carattere unitario, quindi le considerazioni che farò saranno applicabili quasi sempre in generale.

    L’annotazione forse centrale è che il documento, più ancora che indicare obiettivi finali o risultati attesi da raggiungere, si sofferma in una descrizione alquanto dettagliata del processo stesso di insegnamento. E’ una scelta per molti versi ragionevole, in direzione ortogonale a quanto visto nell’ultimo decennio. Va chiarito che, con le attuali “indicazioni nazionali”, nella scuola italiana tornano a pieno titolo dei programmi nazionali di insegnamento, abbandonando la tendenza ad elencare astrattamente una serie di obiettivi finali, quasi si trattasse di produrre scatoloni o merendine, generando così una sempre più chiara tendenza ad un insegnamento addestrativo in vista degli esami finali (e finendo per lasciare l’insegnante, specie quello meno autonomo, in balia dei libri di testo o delle più varie suggestioni, se non dei vecchi appunti di quando era studente; in ogni caso lasciandolo privo di strumenti efficaci per la costruzione di un valido curricolo e per la sua condivisione su larga scala). Continua

    18 Aprile 2010

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