di Laura Catastini del Consiglio Direttivo del Centro

L’ autorità culturale dell’Università al servizio della costruzione di progetti di ricerca, di scambio di esperienze e di riflessioni tra i professionisti dell’istruzione, di ogni ordine e grado.

Nella scuola italiana, per quanto riguarda le discipline scientifiche, esistono indubbi punti di forza: la scuola elementare, che è collocata molto in alto nelle graduatorie internazionali dell’ Ocse, e una buona cultura di base, che passa essenzialmente attraverso i licei e l’Università, attestata dalla richiesta estera di “cervelli” italiani.

I punti di debolezza, sempre secondo le indagini Ocse, si manifestano nei ritardi e nei fallimenti nella scuola media di 1° grado e nell’abbandono scolastico negli anni successivi, alle superiori (quasi il 50% negli istituti professionali) e nei ritardi nel raggiungere il diploma. Ma al di là delle cifre che uniformano le informazioni sul territorio nazionale, i risultati Ocse-Pisa, dimostrano anche che le prove di ispirazione anglosassone sono state superate brillantemente dai quindicenni di alcune regioni italiane e in maniera insufficiente in altre. L’immagine che ci viene fornita è quella di un Paese diviso, con una parte che sta nella zona alta della classifica mondiale e un’altra che si colloca ai livelli più bassi. Ci viene insomma mostrato che, nonostante l’uniformità amministrativa e giuridica del sistema nazionale di istruzione, non esiste uniformità nazionale dei livelli di prestazione del servizio educativo ai cittadìni, né esiste una uniformità nazionale della qualità degli apprendimenti.

Sotto la spinta di interpretazioni globalmente negative dei risultati della nostra scuola pubblica, si stanno proponendo da varie parti valutazioni e cambiamenti di programmi e di impostazioni didattiche. Sorge il timore però che tali cambiamenti siano dettati da umori momentanei, da spinte politiche demagogiche e non da profonde riflessioni che entrino nel merito di processi storici, formativi e culturali e che tengano conto delle peculiarità della cultura nazionale e dell’esperienza maturata dai professionisti della scuola. Un problema particolarmente delicato, ad esempio, riguarda i Test PISA, che valorizzano una preparazione diversa rispetto a ciò che si chiede ad un ragazzo in uscita dalla scuola dell’obbligo italiana. È conveniente sbarazzarsi della nostra tradizione scientifica, che in alcune parti d’Italia permette agli studenti di dare buone prestazioni anche in questi test, pur se inusuali, per addestrare i quindicenni in modo da uniformarli, solo su questi quesiti, ai coetanei anglosassoni? E, nel caso, come adeguare a queste scelte il resto del percorso educativo?

Il progetto che il Centro intende portare avanti si fonda su un nuovo rapporto Scuola-Università: gli insegnanti devono poter partecipare da protagonisti a questi cambiamenti, nel loro ambito scolastico. Si vuole riconoscere la natura peculiare della professionalità del docente e il valore delle competenze maturate nella pratica dell’insegnamento. È importante che gli insegnanti abbiano il modo di far sentire la loro voce in merito ai programmi, ai metodi didattici e all’organizzazione scolastica. L’Università partecipa a questo progetto come Istituzione capace di offrire un autorevole sostegno culturale sul terreno scientifico, sviluppando ricerche e organizzando corsi per gli insegnanti.
Il progetto è già attivo da alcuni anni con la scuola secondaria di secondo grado (progetto lauree scientifiche e corsi di formazione per gli insegnanti) e ora il Centro si propone di allargare il campo di intervento ad altri ordini di scuola attraverso:

  • la creazione di una Rete di scuole in rapporto tra loro e in rapporto col territorio, come si sta già facendo da un certo numero di anni con le scuole superiori.
  • la creazione di spazi di discussione, di individuazione di problemi, di collaborazione e di reciproca conoscenza, anche umana
  • lo sviluppo di un dialogo tra le classi di passaggio (elementari-medie-licei-università), creando un ponte di collegamento tra le stesse.
  • l’avviamento di sperimentazioni didattiche nelle scuole medie di primo grado che vedano come protagonisti di pari dignità docenti della scuola e dell’università. In queste attività si potranno discutere problemi significativi e potranno nascere ulteriori progetti comuni.
  • il proporsi come strumento di coordinamento, incoraggiamento, organizzazione ed elaborazione culturale.

14 Dicembre 2009

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