La quarta dimensione del romanzo Francesca Romana Capone |
3. Il tempo: da sfondo a figura 4. I letterati conoscono Einstein?
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1.1 Le due culture si parlano?
1.2 Una proposta didattica: Einstein e il romanzo degli anni ’20
Alla luce di queste brevi considerazioni, si vuole qui proporre un ‘esempio’ di un percorso interdisciplinare possibile: la relazione tra la relatività einsteniana e il romanzo europeo degli anni ’20.
Perché proprio il romanzo? Intanto, il romanzo è sensibile al problema della visione e della narrazione del tempo; richiede un’adesione completa al tempo raccontato (al contrario dell’epica o della favola, per esempio). Storicamente, poi, è l’unico genere letterario refrattario a una canonizzazione, perciò meglio si presta a rappresentare la contemporaneità, compresi i suoi risvolti scientifici. Non potendo offrire qui una visione esaustiva, con quali criteri sono stati scelti i testi? Innanzitutto si è guardato alla data di pubblicazione, compresa tra il 1923 e il 1926: anni in cui la notorietà di Einstein era “uscita” dal perimetro delle scienze per affermarsi nella società. Siamo ancora però in una fase in cui la relatività non è stata metabolizzata completamente nemmeno dalla comunità scientifica. La letteratura traduce e problematizza ciò che della teoria si comincia appena a conoscere in un ambito più largo di quello degli esperti. Insomma, non si vuole cercare un legame esteriore, quanto un sentire comune che diviene base per una autonoma rappresentazione in ambito artistico. Per fornire uno strumento agli insegnanti della scuola superiore era inoltre importante che i romanzi fossero parte della programmazione scolastica direttamente o indirettamente, e che fossero libri non particolarmente complessi, dei quali proporre con facilità la lettura agli studenti. Ciò ha comportato l’esclusione di alcuni tra i romanzi più straordinari dell’epoca (Proust, Joyce, Musil, Mann). È chiaro, comunque, che il valore dei testi non si esaurisce in un’analisi di questo tipo. Qui si vuole solo offrire un percorso di lettura che favorisca il lavoro interdisciplinare e una comprensione del contesto culturale entro cui si sviluppano le diverse forme di sapere. |
2.1 A cavallo del ‘900
Qual è il contesto storico nel quale si inserisce questa vicenda? Negli anni a cavallo del Novecento, entra in crisi l’ideologia positivista. Molti fattori concorrono: ideologie nazionaliste e imperialiste che porteranno alla prima guerra mondiale, progresso tecnologico e industrializzazione, nascita della società di massa.
La prima guerra mondiale è anche la prima guerra “di massa”. L’utilizzo di nuovi armamenti, combinato con la guerra di trincea, provoca milioni di morti. Gli stati utilizzano la propaganda per cercare il consenso dell’opinione pubblica, ma i danni e le perdite fanno esplodere le tensioni sociali (rivoluzione del 1917 in Russia). Ciò provoca una involuzione nazionalistica che sfocerà nei regimi totalitari. Lo scenario è incompatibile con un’idea di progresso positivo, con la fiducia piena nelle capacità della scienza di spiegare la natura, con la riduzione dei fenomeni alla concatenazione deterministica di cause ed effetti. E, anche, con l’idea di spazio e tempo assoluti derivante da Newton, “corretta” dalla seconda legge della termodinamica che introduce una direzionalità irreversibile. La validità di queste leggi viene messa in discussione anche in ambito prettamente scientifico con l’elettromagnetismo (equazioni di Maxwell 1873). A partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento, poi, Mach critica i concetti newtoniani di spazio e tempo assoluti schierandosi a favore della relatività di tutti i moti e della non esistenza di sistemi di riferimento privilegiati. Nasce la psicoanalisi: la scoperta dell’inconscio fa emergere la dimensione soggettiva a scapito della realtà oggettiva. Nasce anche una nuova arte, il cinema, che provoca un ripensamento delle modalità della rappresentazione. |
3. Il tempo: da sfondo a figura
3.1 Una metafora visiva
3.2 Il tempo irrompe nella pittura
4. I letterati conoscono Einstein?
4.1 La fama di Einstein nel mondo…
Ma è possibile rintracciare un legame esteriore tra le teorie einsteniane e i letterati che giustifichi il tentativo di un’indagine contenutistica? Bisogna ovviamente guardare ai “mediatori”: il pensiero filosofico (da sempre ponte tra le discipline scientifiche e umanistiche) e la stampa che, proprio in questi anni, vive un grande sviluppo e una diffusione capillare anche di riviste a carattere divulgativo.
Anche se il primo testo “divulgativo” di Einstein risale al 1916, la vera consacrazione pubblica avviene nel novembre 1919 a Londra, quando una riunione congiunta della Royal Society e della Royal Astronomical Society comunica ufficialmente i risultati sulla deflessione dei raggi luminosi, che confermano le previsioni della teoria della relatività. Il problema del “valore reale” della relatività, a dispetto delle sue argomentazioni controintuitive, è il principale campo di indagine filosofica. Nel 1922 si svolge il dibattito sulle teorie di Einstein alla Societé francaise de Philosophie di Parigi. Infine, ad Einstein viene assegnato il Nobel del 1921 (consegnato nel 1922). |
4.2 …e in Italia
In Italia, la stampa si occupa di Einstein soprattutto nell’ottobre del 1921, in coincidenza con le conferenze che il fisico tiene a Bologna e Padova. Ma già a partire dal 1911 in Italia era viva la disputa scientifica sulla relatività, alimentata dalla rivista “Scientia”. D’altro canto è noto il “debito” della teoria della relatività generale al calcolo tensoriale sviluppato dai matematici italiani Ricci-Curbastro e Levi-Civita. |
4.3 Einstein e Bergson
5.1 La “posta in gioco” nel romanzo
Guardando alla centralità che il tempo assume in letteratura, l’esempio più ovvio, a partire dal titolo, è quello de Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, pubblicato tra il 1913 e il 1927.
Le sette parti che compongono il romanzo narrano linseguimento di una “seconda realtà”, intravista e poi raggiunta attraverso la memoria involontaria (che mette in contatto il passato con il presente in un istante extratemporale). Tuttavia essa è sempre e continuamente rimessa in discussione dal fluire del tempo (lettura 1). |
5.2 Il tempo tra senso e non senso
Ma non c’è solo la letteratura di Proust a rappresentare una “favola sul tempo”. Anche i quattro romanzi selezionati possono essere letti attraverso questa chiave.
Ne La coscienza di Zeno il problema del tempo è centrale: il romanzo è la ricostruzione a fini analitici della vita del protagonista (tre tempi) ma, a differenza delle narrazioni memorialistiche tradizionali, il racconto evita la cronologia e procede per nuclei tematici. Zeno dimostra una volontà di “dare significato” al tempo sin dalle prime pagine del volume, quando narra dei numerosi tentativi di smettere di fumare; volontà che si rivela fallimentare (lettura 2). Più articolata, anche perché più esplicita, l’indagine sul tempo in La signora Dalloway di Virginia Woolf che, non a caso, doveva in un primo tempo intitolarsi Le ore. La Woolf esplora “i tempi”, non solo quelli soggettivi dei personaggi, ma anche quelli “pubblici” segnati dall’ora del Big Ben, che riecheggia più volte come un ritornello della narrazione (“I plumbei cerchi si dissolsero nell’aria”). È la relazione tra questi tempi, la non coincidenza del tempo privato e di quello pubblico, a essere tematizzata nel romanzo, come emerge dal brano sull’automobile reale che attraversa Londra “sfiorando” i protagonisti; pretesto per mostrare la sospensione del tempo ufficiale, sottratto allo scorrere ordinario, e nel quale ricorrono numerosi termini con valenza temporale (lettura 3). Pirandello mette in questione tutto il contesto dell’esperienza umana, dove spazio e tempo sono uniti in modo inscindibile. In Uno, nessuno e centomila ogni personaggio possiede il proprio sistema di riferimento, mentre uno spazio e un tempo assoluti non esistono più. Ovviamente questo relativismo letterario non è sovrapponibile alla relatività einsteniana, anche perché intriso di un soggettivismo che fa pensare piuttosto a Freud o a Bergson (lettura 4). Se il protagonista pirandelliano, al termine del romanzo, si autoesilia dal mondo, quello kafkiano de Il castello ne resta fuori sin dall’inizio: le sue coordinate esistenziali non coincidono con quelle degli uomini e degli oggetti che lo circondano. Così nel romanzo irrompe l’assurdo. K. non può raggiungere il castello perché esso è in un’altra dimensione. La riflessione di Kafka si muove allora sulla possibilità artistica di rappresentare la discontinuità tragica dell’esperienza dell’uomo (lettura 5). |
5.3 Rappresentare il continuum
Ma quali elementi possono farci parlare di un “travaso” – seppur indiretto – delle idee einsteniane nelle opere letterarie in esame? Innanzitutto la rivoluzione operata sulle coordinate dell’esperienza umana, prima definite attraverso tre dimensioni spaziali e una temporale. Einstein, con l’introduzione dell’idea di un continuum spazio-temporale, sradica questa impostazione e mette in crisi anche la rappresentazione letteraria. Ogni immagine “spaziale” si carica di una profondità temporale, che non può più essere elusa nella rappresentazione.
Un salto evidente in Pirandello: nello spazio di poche pagine il protagonista del romanzo passa da una visione dello spazio-tempo statica a quella di un’interconnessione dinamica che non si può fissare (lettura 6). In Kafka questo tema si mostra sotto l’aspetto della separazione netta tra lo spazio-tempo del protagonista e quello della realtà esterna. Il mondo non è più conoscibile perché i sistemi di riferimento non si sovrappongono più. E nel romanzo irrompe l’assurdo (lettura 7). Nel romanzo di Kafka non c’è salvezza, l’uomo non ritrova le sue coordinate; ne La coscienza di Zeno, il protagonista ipotizza come unica soluzione quella della completa dissoluzione, prefigurata nelle frasi finali del romanzo. La salvezza è, cioè, nella distruzione del tempo, attraverso quella dello spazio (lettura 8). Per la Woolf lo spazio serve a “visualizzare” il tempo che è un’entità materiale, fisica, come anticipato riguardo ai “plumbei cerchi”. Il romanzo si svolge in una eccezionale concentrazione spazio-temporale: tutta la vicenda prende corpo nell’arco di una giornata – un mercoledì di giugno del 1923 – a Londra, dentro e fuori dalla casa della protagonista. Tali limitazioni servono alla Woolf per esplorare le profondità che uno spazio-tempo svincolato dall’assoluto apre alle singole coscienze (lettura 9). |
5.4 Tempi locali e simultaneità
Direttamente conseguente alla nuova visione unitaria di Spazio-tempo è la molteplicità di tempi “locali” e la diversa visione della simultaneità per gli ossevatori (metafora del “filone di pane”).
Sul piano letterario, ogni coscienza vivrà allora un suo tempo proprio e l’esperienza umana sarà un mosaico di frammenti. Se la simultaneità cade, ogni istante può inoltre caricarsi di una diversa pregnanza per differenti osservatori. Woolf, attraverso l’unità di luogo, svuota la simultaneità dall’interno: mentre le percezioni sensibili dei personaggi coincidono, il tempo vissuto si divarica. Nel romanzo, tocca poi a Clarissa “rammendare” il tempo (lettura 10). Per Svevo la pluralità dei tempi si realizza lungo una scala che va dalla salute alla malattia. Il tempo della salute, rappresentato dalla moglie Augusta, è il presente, cioè la capacità di abitare il presente. La malattia è, invece, fuori tempo, come dimostra il male di Ada (lettura 11). Kafka, più che una molteplicità, lavora sulla dualità del tempo del protagonista e del tempo “altro” del castello. Tra la temporalità di K. e quella del castello non esiste continuità. Così si parla di uno dei funzionari del castello come di qualcuno che abita una dimensione diversa (lettura 12). Infine, in Pirandello la dissoluzione della narrazione è specchio della riflessione sull’identità. Così, nei due brani, l’identità del protagonista si frammenta e, nel secondo, nel medesimo istante, più identità popolano un luogo (lettura 13). |
5.5 La letteratura senza assoluti
Il relativismo della cultura narrativa e la relatività einsteniana nascono dallo stesso substrato: il crollo di fiducia nell’oggettività. Ciò non significa negare – come ha fatto Bergson – valore reale alla relatività, ma capire che quanto filtra della teoria in ambito extrascientifico riguarda prevalentemente la demolizione del modello newtoniano di uno spazio e di un tempo assoluti, sfondi immobili dell’esperienza umana e naturale. È a questo genere di relativismo che si richiama la riflessione artistica.
Esemplare il brano di Pirandello che spiega come il “malvagio spirito critico” del tempo ha distrutto la concatenazione logica e deterministica di causa ed effetto (lettura 14). In Svevo la continuità del tempo è rotta anche entro il breve spazio di una vita. Per questo il percorso analitico non può essere cronologico ma deve svolgersi attorno a nuclei tematici (lettura 15). Per quanto riguarda Kafka, nello scontro tra le temporalità di K. e del castello emerge simbolicamente il crollo di uno sfondo capace di accomunare tutte le esperienze umane. Così anche il tempo dei calendari cambia consistenza (lettura 16). Il relativismo del tempo nella Woolf emerge anche nella diversa consistenza del tempo esterno e interno. Un attimo immobile per la coscienza può, di contro, fermare il tempo esterno e quello della la narrazione (lettura 17). |
6.1 Tra critica e letteratura
Il venir meno delle categorie assolute dello spazio e del tempo, la loro ricombinazione nello spazio-tempo quadridimensionale, ha un’eco anche in ambito critico: tutta l’analisi fin qui condotta trae spunto dalla sollecitazione di un saggio che risale al 1937-38, di poco posteriore alle opere prese in esame: Le forme del tempo e del cronotopo romanzesco, del critico russo Michail Bachtin (lettura 18).
I decenni successivi vedono crescere l’interesse per la scienza e le narrazioni che ad essa si riferiscono esplicitamente. Nel nostro paese si possono citare Gadda, Calvino, Eco. L’esempio più eclatante è quello delle Cosmicomiche di Calvino: racconti che prendono a spunto un argomento derivato dalla scienza e lo elaborano artisticamente. Qui, come dimostra il brano tratto da Ti con zero, la relatività è ormai data per scontata (lettura 19). |
6.2 Perché gettare un ponte?
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